Strage via d’Amelio: 31 anni fa morivano Borsellino e la sua scorta

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Il ricordo a 31 anni dalla Strage di via D’Amelio dove trovarono la morte il giudice e gli Agenti incaricati della sua sicurezza

Sono passati 31 anni dalla Strage di via D’Amelio. L’orrore per questo attentato dinamitardo dove trovarono la morte sia il giudice Paolo Borsellino che gli uomini della sua scorta però rimane vivo nella società civile. Oggi Palermo attende le autorità istituzionali per la commemorazione del magistrato e di Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, gli Agenti di Polizia di Stato che trovarono la morte per mano della mafia.


INDICE
– Strage via D’Amelio: la ricostruzione
– Gli Agenti della scorta: il sacrificio della Polizia di Stato
– I processi sulla Strage
– Le parole del Presidente della Repubblica
– Le parole del ministro Crosetto


Strage via D’Amelio: la ricostruzione

Il primo flash da parte dell’ANSA arriva alle 17:16 del 16 luglio 1992. “Un attentato dinamitardo è stato compiuto a Palermo in via Autonomia Siciliana nei pressi della Fiera del Mediterraneo. Vi sono coinvolte – scrivono i giornalisti – numerose automobili e sono molti i feriti. Sul luogo dell’esplosione che è stata avvertita ad alcuni chilometri di distanza, sono confluite tutte le pattuglie volanti della polizia e dei carabinieri. Sono state richieste autoambulanze da tutti gli ospedali. Secondo le prime indicazioni della polizia, un magistrato sarebbe rimasto coinvolto nell’attentato”. Nella concitazione iniziale, il luogo dell’attentato è errato, seppur via Mariano D’Amelio e via dell’Autonomia Siciliana siano molto vicine.

Il tempo passa e si fa strada l’ipotesi che il giudice coinvolto dell’attentato sia Paolo Borsellino. I giornalisti tentano una prima ricostruzione dell’accaduto. “L’attentato al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta – correggono dall’agenzia di stampa – è avvenuto in via Mariano D’Amelio, dove abitano la madre e la sorella del magistrato. L’esplosione è stata violenta e oltre all’auto del giudice Borsellino, sono rimaste coinvolte le due auto della scorta e un’altra decina di autovetture che erano posteggiate lungo la strada”. “Il manto stradale – continua l’ANSA – è stato sconvolto per una lunghezza di duecento metri. L’edificio vicino al quale è avvenuta la deflagrazione dell’autobomba è rimasto danneggiato: muri lesionati, alcune parti crollate, infissi di balconi e finestre divelti fino al quinto piano”. Sono le ore 17:58.

Appena quindici minuti dopo viene battuto il lancio d’agenzia che nessuno avrebbe mai voluto leggere: “Il giudice Paolo Borsellino è rimasto ucciso nell’attentato. Il suo corpo, completamente carbonizzato, con il braccio destro troncato di netto, è nel cortile del palazzo dove abitano la madre e la sorella”.


Gli Agenti della scorta: il sacrificio della Polizia di Stato

La Polizia di Stato nella Strage di via D’Amelio ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane. Ad appena 57 giorni dalla Strage di Capaci, dove morirono il giudice Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta, sono uccisi a Palermo altri cinque servitori dello Stato. I loro nomi sono Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi.

Particolarmente toccante è la storia di Emanuela Loi. Sua sorella, Maria Claudia, non aveva passato la selezione per diventare Agente della Polizia di Stato ed Emanuela si è fatta carico del suo sogno, tentando la carriera in Divisa. Entrata nella PdS nel 1989, viene inviata a Palermo. Nel capoluogo siciliano a Emanuela Loi vengono affidati incarichi di grande responsabilità, come il piantonamento della casa dell’onorevole Sergio Mattarella (oggi Presidente della Repubblica). Dopo la Strage di Capaci viene assegnata a alla scorta del magistrato Paolo Borsellino. Barbaramente dilaniata dall’esplosione, Emanuela Loi è stata la prima donna della Polizia di Stato a rimanere uccisa in servizio.

Il suo ricordo è custodito dalla sua famiglia nel cimitero di Sestu, alle porte di Cagliari, ma anche dalla Polizia di Stato. Il nome di Emanuela Loi è infatti inserito, assieme agli altri 61 nomi del personale della PdS caduto per mano del terrorismo, nel Sacrario dei Caduti. Il 5 Agosto 1992, il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, assegna ad Emanuela Loi la Medaglia d’Oro al Valor Civile con questa motivazione: “Preposta al servizio di scorta del giudice Paolo Borsellino, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva a causa della recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle Forze di Polizia, assolveva il proprio compito con grande coraggio e assoluta dedizione al dovere. Barbaramente trucidata in un proditorio agguato di stampo mafioso, sacrificava la vita a difesa dello Stato e delle Istituzioni”.


I processi sulla Strage

L’iter giudiziario per fare piena luce sulla Strage di via d’Amelio continua ad essere estremamente difficoltoso. Confessioni, falsi pentiti, condanne confermate e poi ribaltate. Nei processi un grande contributo è arrivato dalle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che ha fatto emergere i depistaggi costati diverse condanne ai sospettati iniziali, poi scagionati. Ad oggi è in corso il processo “Borsellino Quater”. Il 20 giugno 2018 la Corte d’Assise di Caltanissetta ha depositato 1.865 pagine di motivazioni per il quarto processo sull’attentato. Secondo i giudici i tentativi di inquinare le prove e di presentare falsi pentiti rappresentano “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana“.

Il “Borsellino Uno”, dopo che i giudici hanno ritenuto inattendibile la testimonianza di Vincenzo Scarantino (criminale con precedenti per reati minori), hanno sentenziato: ergastolo per Salvatore Profeta; diciotto anni a Vincenzo Scarantino; nove anni di reclusione a Giuseppe Orofino.

Il processo “Borsellino Bis” ha emesso le seguenti sentenze: ergastolo a Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Salvatore Biondino, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia; dieci anni di reclusione a Giuseppe Calascibetta e Salvatore Vitale; otto anni a Salvatore Tomaselli e Antonino Gambino.

Il “Borsellino Ter” ha stabilito le seguenti condanne: ergastolo a Giuseppe Montalto, Giuseppe Madonia, Carlo Greco, Pietro Aglieri, Mariano Agate e Benedetto Spera; vent’anni di reclusione ad Antonino Giuffrè; ventisei anni a Stefano Ganci.

Il 20 Aprile 2017 il processo “Borsellino Quater” ha portato alla condanna dell’ergastolo per Salvino Madonia e Vittorio Tutino. Il primo è considerato dalla magistratura tra i mandanti della strage, il secondo viene condannato per l’esecuzione materiale. Proprio oggi, 19 Luglio 2023, la Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta ha confermato l’ergastolo del boss Matteo Messina Denaro, accusato di essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio.

È però ancora un mistero chi abbia trafugato dal luogo del delitto la valigetta personale di Paolo Borsellino. All’interno vi era infatti contenuta la famosa “agenda rossa” del magistrato. Secondo gli inquirenti, all’interno di questo documento vi sono annotazioni personali di Borsellino sui processi che stava seguendo, primo fra tutti la Strage di Capaci.


Le parole del Presidente della Repubblica

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il 31° anniversario della Strage di via D’Amelio, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Nell’anniversario della strage di via D’Amelio la Repubblica si inchina alla memoria di Paolo Borsellino, magistrato di straordinario valore e coraggio, e degli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – che con lui morirono nel servizio alle istituzioni democratiche”.

Quel barbaro eccidio, compiuto con disumana ferocia – ha continuato il Capo dello Stato – colpì l’intero popolo italiano e resta incancellabile nella coscienza civile. Il nome di Paolo Borsellino, infatti, al pari di quello di Giovanni Falcone, mantiene inalterabile forza di richiamo ed è legato ai successi investigativi e processuali che misero allo scoperto per la prima volta l’organizzazione mafiosa e ancor di più è connesso al moto di dignità con cui la comunità nazionale reagì per liberare il Paese dal giogo oppressivo delle mafie”.

Borsellino e Falcone avevano dimostrato che la mafia poteva essere sconfitta – ha sottolineato il Presidente. Il loro esempio ci invita a vincere l’indifferenza, a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità, a costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura”. “In questo anniversario – ha concluso Mattarella – desidero rinnovare i sentimenti di cordoglio e vicinanza ai familiari di Paolo Borsellino e degli altri servitori della Stato che pagarono con la vita la difesa della nostra libertà”.

Le parole del ministro Crosetto

Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, in occasione del 31° anniversario della strage di via D’Amelio, ha dichiarato: “La strage di via D’Amelio ha segnato la nostra storia. Onoriamo la memoria del Giudice Borsellino e degli agenti di scorta che hanno sacrificato la vita per la giustizia e la democrazia. Il loro coraggio e impegno sono un faro nella lotta alla criminalità”.

Per ricevere maggiori info, contattaci subito, un incaricato della Nissolino Corsi ti risponderà il prima possibile.

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